mercoledì 27 novembre 2013

Vedo i calzini espatriati


Come sapete io non sono fan di spic&span o di mastrolindo, io pulisco quando subentra il rischio batteriologico, pulisco non h24.
C'è comunque un limite che ogni donna ha e che è ben diverso da quello di un uomo.

Recentemente ho fatto prove tecniche di mini convivenza condivisione di spazio aereo e ho scoperto interessanti dettagli.
Innanzitutto gli uomini non sono autonomamente in grado di distinguere lo sporco.
Probabilmente in occidente sopravvivono perchè trovano l'acqua in bottiglia, se dovessero comprendere in autonomia qual è quella pulita si estinguerebbero in 5-6 secondi.

Devi quindi spiegargli che l'aspirapolvere va passata, i pavimenti vanno lavati, ma, soprattutto, che i fornelli non li lecca il gatto, si puliscono con lo sgrassatore.
Questo strano sconosciuto.
Quando per cui ho detto alla mia dolce metà "tesoro se pulisci la mattina la chiazza di caffè è più facile, altrimenti il pome io devo scartavetrare la cucina", lui mi ha risposto: "Tanto poi si riusa, la faccio la sera".

Capito amiche care?

Tanto poi si riusa.

Ma come mai non c'eravamo mai arrivate?
Come mai una tale epifania non aveva colpito nessuna di noi?
Di fronte a cotanto intelletto le mie opzioni erano:
a- sparargli;
b- rispondergli: allora amore non pulirti il culo, tanto poi lo riusi;
c- salvaguardare la specie e andarmene.

Ho scelto l'opzione C, ma probabilmente qualche fulmine dev'essere partito, dato che l'indomani fiero mi ha detto "visto che la macchia non c'è?"

E poi noi donne, prese da quel misterioso senso materno che si sviluppa verso qualsiasi cosa abbia gli occhi, ci sentiamo IN COLPA.

La seconda informazione che ogni donna dovrebbe avere è arrivata alcuni giorni dopo.
Che manco i segreti di Fatima, che ci sono voluti 1220 anni.
Io in 3 giorni ho visto la LUCE.

Il mio fidanzatodolcissimo ha deciso di darmi una mano e stendere la biancheria.
Peccato che io me ne sia accorta PRIMA di arrivare a casa, raccogliendo mutande e calzini da 10 km da casa in poi.
Praticamente i calzini mi sono venuti incontro.
Che dolci.
Quando sono tornata, con calma, ho fatto notare al mio fd che 3/4 della lavatrice era in giro per valledilacrime e lui mi ha risposto: "C'era vento".

Ora.

Valledilacrime è una città moderatamente ventosa, quindi usare le pinze per stendere è sufficiente, non è necessaria la colata di cemento sulla biancheria per assicurarla al balcone.
Immediatamente ho pensato alle triestine.
Le ho viste mentre la sera si toglievano le mutande e HOP dalla finestra.

Tanto quella sarebbe stata la loro sorte.
Capirai.
Quelle c'hanno la bora, praticamente per i calzini ci sarebbe l'ESPATRIO.

Ps ho ricevuto però la colazione a letto. Il mio fidanzato è stato per cui abilitato allo spargimento indiscriminato di intimo dal balcone.

lunedì 25 novembre 2013

E' davvero facile partire?


"Fare la valigia è troppo facile"

Ultimamente leggo/mi sento dire spesso questa frase, quando parlo della mia idea di lasciare l'Italia.
Il tizio insoddisfatto/mantenuto da mamma e papà di turno mi risponde "eh. E' facile fare le valigie e andare via".
E' facile amico?
E' facile lasciare affetti, famiglia, amici, città in cui sei nato, per andare in un posto che non conosci e nel quale non conosci nessuno?
E dimmi, amicocaro, COSA nello specifico è facile?
E' facile avere rapporti in una lingua non tua? Non sentirti sicuro di ciò che dici? Sentirti frustrato perchè non riesci ad avere le stesse competenze che hai nella tua lingua?
O forse è facile amico andare dal medico e spiegargli che ti fa male il fianco (fianco... ehm... è qui vede?), o che il dolore è "pulsante" o "a intermittenza"?
Ma aspetta forse è facile l'infinita questione burocratica. Quella che mi faceva fare 6 ore di strada sterrata al mese e di lite in dogana per rinnovare il visto.
Una passeggiata di salute.
O forse è troppo facile quando le tue amiche si laureano/sposano/riproducono e tu, semplicemente, non ci sei.
O magari è facile quando un tuo caro sta male o peggio e, in ogni caso, non riusciresti a tornare.
Forse è facile avere una relazione? Spostandosi di qua e di là come una trottola? Bisognerebbe viaggiare insieme, ma non è facile trovare chi se la sente o chi ha voglia di impegnarsi.
La gente è coraggiosa come te che resti amico.

Oppure l'alternativa è "se ognuno restasse e facesse il suo, migliorerebbero le cose"
Ma amico chi ha detto che IO devo salvare il mondo?
Sai di cosa mi sono accorta? Che il "nostro" lo facciamo in 12 in Italia e gli altri pendono dalle labbra di chi può dare lavoro, accettano qualsiasi cosa, vanno a ritirare pacchi, fanno da baby sitter, lavano macchine anche se il loro lavoro è quello dei commessi.
Provaci tu amico a fare il tuo, sù fai il cameriere e chiedi al tuo datore di lavoro un contratto.
Sù.
E sai di cosa mi sono accorta amicocoraggio?
Che io sono onesta, io lavoro bene (al massimo delle mie capacità, poi magari sono una capra ma mi impegno) e non mi si chiama più.
E sai perchè? Una persona onesta e preparata è generalmente un pericolo.
Una persona onesta sa quanto vale il suo lavoro e sa COME si lavora, una persona onesta non ci sta a non fare lezione e firmare lo stesso, una persona onesta quando sente "non fa niente se non c'eri, firma lo stesso", fa almeno una faccia schifata, una persona onesta vuole il contratto, una persona onesta è mal vista.

Sai per chi è facile vedere la semplicità nel partire?
Per chi le cose le ha davvero facili.
Per chi torna a casa e ha il piatto pronto, ai vestiti e alla ricarica ci pensano mamma e papà, ai viaggi pure, pensano a tutto.
E voi vi accontentate.
Ho anch'io una famiglia che mi ha dato, mi dà e mi darebbe tutto.
Ma io non mi accontento, voglio iniziare a restituire qualcosa.

E' ancora troppo facile fare le valigie mon ami?
E allora perchè non le fai anche tu?

Cosa sei, masochista?

martedì 19 novembre 2013

Cronaca di una domenica alternativa

Per me la domenica è sinonimo di divano, assenza di utilizzo dei muscolitutti, grey's e cibo.
Però il destino non è d'accordo.

Dovete sapere che ho un gatto.
Dovete sapere che sono allergica, ma del mio masochismo parleremo nella prossima puntata.
Il mio gatto è un adorabile rompipalle di quasi 14 anni, che potremmo chiamare affettuosamente "postponi".
Sapete quando suona la sveglia, a voi sembra di aver chiuso gli occhi 30 secondi prima, non vi sentite pronti per alzarvi, ma sapete che se spegneste la sveglia sarebbe la fine?
Tipo che vi alzereste alle 16?
E allora non la spegnete, scegliete l'opzione postponi e la sveglia vi dà altri 10 minuti di sonno.
Come il mio gatto.
Lui capta quando avete sonno, si posiziona davanti alla vostra porta ed emette un MIAO che manco i gatti torturati durante l'inquisizione.
Per evitare ciò la domenica lo chiudiamo in camera sua (sì, il mio gatto ha i suoi appartamenti).

Gattopostponi, per ovviare a cotanta sofferenza, chiuso in una camera con 16 ceste tutte sue, cibo e acqua, ha deciso di sentirsi gggiovane e lanciarsi dal balcone al cornicione del salotto, dal cornicione del salotto al balcone della cucina, in modo da poterci svegliare.
Probabilmente cantando "Born to be wild".

Che manco le mamme degli adolescenti sono così solerti nello svegliarli per la scuola.

Fallo oggi, fallo domani, la natura s'è rotta le palle e gli ha ricordato che è un gatto d'appartamento di 14 anni.
Born to be na ceppa.

Domenica ore 11.
"Micio non ha ancora cercato di abbattere la porta, che strano. Ma che ora è?"
"le 11"
"oddio, deve essere MORTO"

E fu così che non trovammo micio e dato che 2+2 fa 4, doveva essere tra il balcone e il cornicione o tra il cornicione e il balcone successivo.

Immaginate di incontrare una, PALESEMENTE appena sveglia, PALESEMENTE senza caffè, PALESEMENTE senza retina dato l'accoppiamento dei vestiti, che fa il classico verso per chiamare i gatti.
E immaginate di fermare lagggente, voi e le vostre occhiaie e chiedere del gatto:
"Mi scusi, ha visto un gatto bianco, grande, peloso, sa l'ho perso"
"No, però ne ho due da regalare"


Lo vedete che la televisione ci ha rovinati?
Lo vedete che la storia dei due fustini dash ci ha fatto del male?

Comunque del gatto nessuna traccia, dopo un paio d'ore di ricerca niente.
Possono partire i deliri.
"E se lo avessero RAPITO?"
"???"
"Metti che ieri della gente, tornando dallo sballodelsabatosera lo ha visto, magari zoppicava, magari soffriva, e lo hanno preso con loro"
"Ma è un gatto adulto, chi se lo prende?"
"O magari lo hanno portato in discoteca. MIODDIO"

Comunque per rasserenarmi il mio ragazzo ha fatto quello che ogni bravo fidanzato farebbe in un momento del genere.
Mi ha preparato le CAROTE con la salsa di soia.

Saranno state le carote, saranno state le promesse di ricompensa, sesso free, sacrifici umani, ma micio è stato ritrovato.
E' un po' amaccato, è caduto dal balcone bianchiccio ed è tornato beige, ma è di nuovo con noi.

La prossima notte, murerò il balcone.
Così.
Per sicurezza.

Ps le carote erano veramente buone.





Qui micio in atteggiamento da pericoloso felino.



martedì 12 novembre 2013

Italiano via skype: luci, ombre e ciabatte

Do lezioni su skype.
E' una novità, della serie inventiamociillavoro.italiadimmerda.cià

Stato?
Sappi che io fatturo.
Sarò probabilmente l'unico essere umano sulla faccia della terra e risulterà che guadagno più di un gioielliere, più di un cardiologo e più di un dentista.
Perchè do lezioni a Obama.
Mica perchè il mondo evade e tu c'hai la fissa di estetiste, parucchiere e insegnanti, che chiedono 7 euro per le rispettive prestazioni e se ti pagassero le tasse ne dovrebbero chiedere 75.

"Bene signora, se vuole la fattura per le ripetizioni del suo bimbo di scuola media, sono 60 euro l'ora. Lo mandi a studiare a Niù iorke che risparmia".

Io fatturo stato e lo sai perchè?
Perchè i miei studenti possono scaricarsele le lezioni.
Luoghi dove ti rimborsano la cultura.
Che sogno.

Noi invece facciamo una legge in cui vietiamo alle librerie on line di praticare sconti superiori al 25%.
Non sia mai qualcuno impara il congiuntivo.
Giammai.

Tornando al discorso originario ho avuto interessanti scambi di opinioni riguardo alle motivazioni di dare lezioni su skype.
C'è chi lo trova utile perchè non esci di casa, scegli gli orari, non sprechi benzina, non hai spese insomma.
Tutto sacrosanto.
Ma una cosa mi ha convinta.
Volete mettere la bellezza di fare lezione in CIABATTE?
Ah che meraviglia, praticamente mi vesto dal collo alla vita, sono carina e professionale e sotto indosso pantaloni fuxsia e ciabatte pelose.
Un sogno che diventa realtà.

Durante la mia prima lezione però mi è capitato di dovermi alzare.
Panico.
Dovevo cambiare microfono e chiudergli il pc in faccia mi sembrava poco carino, strisciare poco professionale.
Per cui mi sono allontanata dal pc, abbassandomi progressivamente.
Tipo effetto prospettiva, mancava che mi sfumassero e aggiungessero il "the end".

Ma non rinuncio.
Non dico NO alla ciabatta!
Avrò tutto a portata di mano tipo carello delle emergenze di E.R.

Per adesso mi accontento della mia cuffietta con microfono che fa tanto:
a- telefonista eroica (no, una con le ciabatte pelose non può stare nella stessa frase con erotica);
b- call center, il futuro dell'Italia.

In ogni caso precorro i tempi.

Ps. se conoscete qualcuno che vuole imparare il congiuntivo, quello, LO FACCIO GRATIS.
E se la frase dà adito a pornopensieri, ricordategli la ciabatta.

In ciabatt we trust.


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